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La normativa italiana approvata poco tempo fa (Legge 24 aprile 2020 n. 27 - conversione in legge del decreto cura Italia) sembrerebbe porsi in netto contrasto con la vigente disciplina comunitaria.
La Direttiva (EU) 2015/2302, infatti, prevede in materia di pacchetti turistici, nell’ipotesi di cancellazioni per circostanze inevitabili e straordinarie, il diritto del consumatore ad ottenere il rimborso di quanto pagato.
Tale disciplina è stata integralmente trasfusa nel c.d. Codice del Turismo, nonché richiamata in una recente raccomandazione della Commissione Europea (13/05/2020) ed, anche, dall’Antitrust.
In particolare, nella raccomandazione de qua testualmente si legge “In tale contesto, l’organizzatore può offrire al viaggiatore un rimborso sotto forma di buono. Tale possibilità non priva tuttavia i viaggiatori del diritto al rimborso in denaro”.
Tutto ciò porterebbe a ritenere che una legge italiana in evidente contrasto con la vigente normativa comunitaria potrà essere disapplicata dal Giudice investito della potenziale controversia.
La scelta tra ottenere un voucher od il rimborso integrale di quanto corrisposto dovrebbe, pertanto, essere demandata unicamente alla discrezionalità del consumatore.